Grazie, sr. M. Battista

     Marinello Rita – suor M. Battista – è nata a Jesolo (VE) il 12 febbraio 1930 da Vittorio e Maria Grandin. Lei stessa racconta la sua vocazione in una testimonianza raccolta da una consorella:

«Provengo da una famiglia di Jesolo tanto buona, sono la terza di 4 figli e sono stata battezzata con il nome di Rita. Fin da piccola, essendo di carattere un po’ chiuso, amavo il silenzio e la riservatezza. La mamma e il papà, pieni di fede, mi hanno insegnato a pregare. È proprio da loro che ho imparato a pregare. Avevo 14-15 anni quando morì mio zio, ed egli, prevedendo la sua prossima fine, affidò a mio papà i suoi figli. E il papà ne ebbe tale cura, che li considerava come suoi figli, raccomandando loro di volersi bene e di non litigare mai. Questo atteggiamento del papà ha segnato la mia vita e mi ha aiutata a superare le future difficoltà. Durante la guerra, il papà aveva accolto in casa un prigioniero. Noi eravamo poveri, e non avevamo la possibilità di comprargli un vestito di cui aveva bisogno. Allora il papà andò da un ricco signore, nostro padrone, per chiedere un po’ di soldi... Con quella somma, papà comprò la stoffa e gli fece confezionare un abito. Durante un rastrellamento, rischiando la vita, egli nascose quel povero uomo e gli salvò la vita. Questi e tanti altri gesti di carità e di compassione verso i poveri hanno segnato la mia vita e non li ho più dimenticati. All’età di 29 anni ero fidanzata, ma entrai in crisi vocazionale, finché con l’aiuto di Dio, capii veramente la mia vocazione e in quale Istituto entrare. Ho iniziato il Postulato a Santa Maria delle Grazie (Preganziol) il 25 marzo 1959 tra le Suore Francescane di Cristo Re: ero finalmente felice. All’ingresso, vedendo postulanti e novizie ho esclamato: “La famiglia aumenta!”. Essendo un po’ chiusa e riservata, mi sono verificata con la mia maestra di formazione se eventualmente la mia non fosse una vocazione per la clausura, ma ho capito che non lo era. Perciò ho dovuto lavorarmi, con l’aiuto di suor Diomira, mia maestra, per riuscire ad aprirmi con le consorelle, fino ad animare la ricreazione e a farle molto ridere. Il mistero di Gesù nell’Eucaristia mi affascinava. Durante la S. Comunione mi capitava sempre di piangere, pensando a Lui che veniva in me. Le lacrime scendevano copiose senza che io potessi fermarle. Il Confessore mi ha rassicurata e mi ha detto che la mia era fede e amore per il Signore. Prima del noviziato sono stata anche sottoposta ad una visita psichiatrica. Nel colloquio sono stata trovata sana e normale. Così Il 17 dicembre 1959 ho cominciato il Noviziato. Durante la mia formazione ho goduto molta tranquillità e il piacere di stare insieme, in compagnia, dopo aver attraversato un diluvio di dolore.                                                                La Prima Professione il 16 dicembre 1961 mi ha colmata di gioia, non tanto esternamente, ma il mio intimo era luminoso e tranquillo. In Fraternità ho svolto vari servizi: cuoca, autista, lavoro nei campi, ortolana, aiutante nella stalla dove avevamo un paio di mucche, galline… Amavo la natura, l’aria libera e lavoravo più che volentieri. Nonostante la stanchezza, facevo belle ricreazioni e mi divertivo a fare scherzi per far ridere le suore e rallegrare tutta la compagnia. La nostra era una bella comunità formata da una quarantina di persone tra postulanti, novizie e suore. Sono vissuta con grande gioia prima nella comunità di S. Maria delle Grazie, poi a Sinalunga dove ho avuto occasione di fare apostolato diretto. Infatti, ho conosciuto persone che mi avvicinavano per essere confortate e ricevere una parola di incoraggiamento nella loro sofferenza. Io non avevo tanto tempo, ma dedicavo loro volentieri piccoli tempi, le sostenevo soprattutto con la preghiera. Mi è sempre stato caro pregare, e anche se prolungavo l’incontro con Dio, non ho mai trascurato i miei impegni di cuoca. Arrivavo a fare tutto, con calma. La preghiera è il dono più grande che Dio mi dà, perché mi aiuta a governare me stessa nella pace e a trasfonderla nell’ambiente».

Suor Maria Battista da S. Maria delle Grazie è venuta a Tarzo in Casa di riposo “Villa Bianca” nell’agosto 2017 ed ha vissuto questi ultimi tre anni nella preghiera prolungata davanti a Gesù Eucaristia, nella riconoscenza verso tutti, silenziosa come la pace, attenta a tutti e a ciascuno, serena e creativa in ogni situazione, con la sapienza del cuore e l’ingegno pratico, cercando di non far pesare i suoi limiti, e soprattutto di aiutarsi, per aiutare anche il personale finché ha potuto, con le poche forze che l’invalidante Morbo di Parkinson le portava via di giorno in giorno. Amava molto leggere, meditare, coltivare la sua vita interiore e fissare in cartoncini alcuni messaggi di vita, che riempivano di luce e di speranza le sue giornate e che volentieri condivideva con le consorelle, come ad esempio: Valore di un sorriso… Ricomincia… Il sì della maturità… È andata serenamente incontro al Signore il 2 gennaio 2021, primo sabato del mese del nuovo anno. Per desiderio dei familiari, torna nella sua parrocchia natale, dove viene celebrato il funerale il 7 gennaio e riposerà nel Cimitero di Jesolo.

Grazie, suor Maria Battista, per la tua bella testimonianza di vita francescana nella nostra Congregazione di Suore Francescane di Cristo Re, che tanto amavi e dove hai vissuto nello spirito di Betlemme e di Nazareth in semplicità e letizia, nell’umiltà e nel nascondimento. Continua a guardarci dal Cielo come una buona mamma e a farci ridere e sorridere con le tue sorprese creative: ne abbiamo tanto bisogno! perché anche noi tue consorelle possiamo come te, fedeli alla nostra missione, far fiorire il nostro quotidiano in mille piccoli e segreti gesti d’amore.