Suor Serafina Gregoris

una donna per il nostro tempo

Vita

Vittoria Gisella Gregoris nasce a Fiume Veneto (PN) il 15 ottobre 1873.
I suoi genitori, cristiani di robusta fede e di solida moralità, la educano fin dall'inizio all'amore e al timore del Signore, e alla sanità di costumi.
Dal padre, sacrestano del paese, Gisella impara presto la pietà e la fedeltà al Signore. Dalla madre, donna forte e decisa, apprende la fermezza di volontà e la tenacia nelle decisioni.
Vero ambiente della sua formazione cristiana, dopo la famiglia, è la parrocchia, dove Gisella riceve i Sacramenti e matura la decisione di seguire il Signore lasciandosi alimentare di tutte quelle grazie che fiori-scono accanto alla Parola di Dio, alla mensa dell'Eucaristia, alla presenza del sacerdote e dei fratelli credenti.
La sua preparazione culturale si limita all'istruzione primaria. Ha la fortuna di avere come maestra Virginia Muzzatti, già suora terziaria nel convento di San Francesco alla Vigna (VE), tornata al suo paese di Bannia a causa della soppressione italica degli Istituti religiosi e poi rientrata nell'Istituto, ripristinato nel 1878.

Anche da lei riceve un'educazione profondamente cristiana.
Ma sarà soprattutto l'esperienza quotidiana a farle da guida nel vivere con fede i valori della vita in coerenza con il Vangelo.
Operaia per alcuni anni presso il Cotonificio di Fiume Veneto, conosce la fatica del lavoro, protratto, a quel tempo, per molte ore al giorno, sempre in piedi e in mezzo a una nube di pulviscolo. Per lei, che ha viva l'amicizia con Cristo, il lavoro manuale è un'occasione per maturare spiritualmente. Le sue compagne di fabbrica la ricordano come un modello: prima e dopo il lavoro passa in chiesa a pregare; durante il lavoro si mantiene serena, sempre cortese con tutti, specialmente con le persone più povere; fa dell'ambiente di lavoro il suo campo di carità cristiana.
Così matura la sua risposta alla vocazione religiosa.
Entra nella Comunità delle Terziarie Francescane in S. Francesco alla Vigna a Venezia il 5 novembre 1894. Il 6 febbraio 1895 veste il saio francescano prendendo il nome di suor Serafina degli Angeli ed emette la professione religiosa il 6 febbraio dell'anno seguente.

La missione

Dal suo ingresso nell'Istituto fino alla fine, la vita di suor Serafina è un'offerta sempre più piena e perfetta al Signore: 41 anni tutti per Lui, nella dedizione totale delle sue energie, delle sue capacità, delle sue sofferenze. La sua vita religiosa si compendia in due anni di preparazione, uno di attività, trentotto di sofferenza.

Infatti, un anno dopo la sua professione religiosa, suor Serafina comincia a sentire i primi sintomi del male che, a lungo andare, la porterà alla morte, dopo quasi vent'anni di immobilità. È colpita dal morbo di Pott, a quei tempi incurabile.
A suor Serafina, che si sente ardere nel cuore di santo zelo apostolico per la gioventù, non è "naturale" pensare che "altra" è la volontà del Signore su di lei. Poco dopo aver dato inizio ad una fervida azione apostolica tra le fanciulle, si rende conto che non può condurla a lungo. Soffre, prega, poi accetta tutto dalle mani di Dio come precisa VOLONTÀ' DIVINA nei suoi riguardi.

Reagisce al dolore con coraggio ed energia; con animo sereno resiste senza abbattersi; pratica, per quanto può, la vita regolare in tutte le sue espressioni; infine, abbraccia serenamente il nuovo campo di lavoro apostolico che per lei è preparato.
Lei sarà una «donna del sì», nel suo povero letto di dolore, all'interno di una cella spoglia.
Quel letto diverrà l'altare su cui si consuma il suo olocausto in unione a Cristo sofferente, per la salvezza del mondo. Su quell'altare suor Serafina trasformerà la sua vita in preghiera continua al Signore per lodarlo, benedirlo, ringraziarlo, supplicarlo per sé, per le consorelle, per gli uomini tutti.
Da quel letto di dolore suor Serafina si fa annunciatrice del Regno di Cristo, testimoniando con la sua vita quanto sia grande e bello servire nella gioia e seguire il Signore Gesù che, per salvare gli uomini, ha preso su di sé la più grande sofferenza.
Da quel letto di immobilità suor Serafina si fa missionaria per tutti. Si lega, infatti, in un patto di amicizia e di collaborazione spirituale con i missionari francescani in Cina e per loro offre preghiere, sofferenze e soprattutto l'amore per Cristo e per i fratelli che arde nel suo cuore.
Così vive i suoi trentotto anni di malattia, fino a quando il Signore la chiama a sé il 30 gennaio 1935.

"Nella sofferenza l’anima si avvalora, si purifica, si sente più vicina a Dio."

Suor Serafina

Il messaggio

La vita di Suor Serafina è stata semplice, senza particolari carismi. È stata quella dei poveri e degli umili, di coloro che il Signore predilige per la loro disponibilità ad accogliere il messaggio evangelico, per la loro risposta coerente alla vocazione ricevuta. Una proposta convincente per una santità semplice, accessibile ad ogni cristiano impegnato in forza della grazia battesimale che ha ricevuto.

Suor Serafina, pertanto, ci comunica un triplice messaggio, quanto mai attuale e capace di coinvolgere la vita intera:

  • Gesù Eucaristia è una Presenza viva e una forza trasformante: per suor Serafina è stata la sua ragione e il suo coraggio di vivere. Nell'accettazione della sofferenza, l'Eucaristia la rendeva sempre più segno luminoso di santità e di comunione nella carità.
  • La vita accettata nella sua quotidianità, con le sue prove e con le sue gioie, è sempre e comunque dono del Signore. La sofferenza, da qualunque parte ci venga, nei piani di Dio è strumento di purificazione, cammino di santità, mezzo di apostolato, capace di raggiungere tutti gli uomini.
  • L'adesione sofferta alla volontà del Signore rafforza la comunione della carità universale. Suor Serafina. donna del sì, ha saputo presentare al Signore ogni realtà e si è fatta carico di ogni situazione, facendosi prossimo nell'ascolto e nella consolazione feconda dei fratelli.

PREGHIERA per la glorificazione della Serva di Dio


«Santissima Trinità, Padre e Figlio e Spirito Santo, per la tua maggior gloria degnati di onorare anche qui in terra l'umile tua serva suor Serafina.
Per sua intercessione donami la forza di accettare con pazienza le sofferenze quotidiane e la grazia... che ora fiduciosamente ti chiedo».
Gloria al Padre...



Saggistica

il suo essere ‘suora francescana’ nel quotidiano e… oltre! Tra gli oggetti appartenuti alla Venerabile suor Serafina degli Angeli, custoditi nella Casa Madre veneziana delle Suore Francescane di Cristo Re, ve n’è uno assai piccolo, collocato in una delle vetrine disposte nella saletta dedicata alle Reliquie e Memorie, un vero prezioso ordinato museo, di sommo interesse per l’immediatezza delle testimonianze su tanti aspetti della vita di Serafina, talvolta meno noti. Questo minuto oggetto, a prima vista umile e insignificante, è un mozzicone di matita copiativa a sezione esagonale, con la punta consumata, la vernice scrostata, lungo tre centimetri e mezzo, e legato a uno spago fissato con una spilla di sicurezza a una busta bianca (cm 11x15) ingiallita dal tempo, recante i segni di piegatura in quattro e la scritta a mano con inchiostro blu «matita usata da Suor Serafina degli Angeli, n. a Fiume Veneto 15 ott. 1873 - m. a Venezia 30.I.1935» (esattamente 1973 corretto in 1873). In effetti suor Serafina, costretta supina a letto nell’immobilità del corpo tranne le braccia, continuò ad adempiere alla sua missione scrivendo proprio con la matita copiativa sul foglio posato sopra una tavoletta tenuta sullo sterno; copiativa, di certo affinché le sue lettere, i pensieri, i cenni storici e la cronaca delle Terziarie francescane (questa in ben cinque quaderni) non si alterassero col tempo. Ma come è giunto sino a noi il pezzettino di matita, e perché è conservato con sì gran cura? Intanto per la sua rarità, essendone noto solo un altro, di quattro centimetri, conservato nella Casa Natale a Fiume Veneto; e poi, ovviamente, per l’essere una reliquia della Venerabile. Ad accrescere il motivo di tanta attenzione, ci sono anche dei fatti particolari svoltisi cinque anni dopo la morte di Serafina. Nel 1939 suor Angelina Muzzatti (1901-1980), come si legge in una sua lettera del marzo 1960, si trovava in Africa Orientale, precisamente in Etiopia, a prestar la sua opera d’infermiera nell’ospedale militare di Dessié, assieme alla consorella suor Maria Emanuela Polato (1912-1944). Qui era ricoverato Ernesto, un giovane carabiniere italiano, che stava per subire l’amputazione della gamba destra, ormai con inizio di cancrena dopo l’esito sfavorevole delle molte cure per la riduzione di una brutta frattura con ferita lacero-contusa, causata da una caduta dalla motocicletta mentre era in servizio. La sera prima del doloroso giorno in cui l’arto sarebbe stato tagliato, suor Angelina, su suggerimento della consorella Maria Emanuela, attaccò alla doccia gessata, pur senza troppa convinzione, un pezzetto di matita usata da suor Serafina e tenuta come reliquia dopo la sua morte con fama di santità. Di ciò avvisò Ernesto, ormai destinato a perdere la gamba. Ebbene: il mattino dopo suor Angelina si riprese la matita e, tolta la fasciatura, la piaga, con grande stupore del medico, come ben si può immaginare, risultò decisamente migliorata sì da scongiurare l’amputazione! Serviva solo una radiografia, da fare in Italia. Tra le garze, il giorno del rimpatrio, apparve un frammento osseo, quasi estratto da una provvidenziale mano invisibile: era proprio quello, come disse il chirurgo, ad aver causato l’inutilità delle cure e il continuo aggravamento. Ah! se fosse uscito prima… Il carabiniere Ernesto (suor Angelina ne ricorda solo il nome) inviò una cartolina dall’Italia confermando che tutto era andato bene. Ora, considerando che suor Angelina null’altro ci dice sul mozzicone di matita, è possibile e plausibile seguirne il percorso in questo modo: si può pensare, con una certa sicurezza, che l’abbia avuto non direttamente da suor Serafina, che nulla stimava «suo», ma dall’allora Superiora generale Madre Arcangela Salvalaggio (1884-1972), la quale l’inserì in una busta, forse già apponendovi di sua mano, prima di consegnargliela, la dicitura citata (la grafia è stata confrontata con una lettera autografa): suor Serafina avrebbe protetto la missionaria nel lungo viaggio verso l’Africa. Suor Angelina portò sempre addosso la busta, ripiegata in quattro, come frate Leone tenne nella tonaca la carta con la Benedizione scritta per lui dal Poverello. Tornata nel 1943 a Venezia, avrà raccontato a tutte le consorelle la miracolosa vicenda di Dessié, con la grazia ottenuta per Ernesto mediante l’intercessione della Venerabile, e avrà mostrato loro la matitina, sentendosi infine in dovere di non tenerla più solo per sé, ma di lasciarla in custodia alla Casa Madre, essendo divenuta davvero ancor più preziosa reliquia; reliquia che Madre Arcangela avrà risistemato nella busta come la vediamo oggi, apponendovi la dicitura forse solo in quel momento. Così la «matita del miracolo» continua a parlarci dalla sua vetrinetta.


Testimonianze

E' NATO!

Mi chiamo Liliana, sono figlia di italiani emigrati negli anni 50.
Nel giugno del 2016 io e mio marito abbiamo fatto un viaggio in Italia e precisamente nella provincia di Treviso, terra natale dei miei genitori, per incontrare parenti e amici. Felice per questo viaggio ma triste perché proprio quell'anno mia figlia Florencia aveva perso il bambino che attendeva da pochi mesi e che noi tutti desideravamo molto. In occasione dell'incontro con la mia amica Rosetta, nata come me a Rosario ma rientrata in Italia con i genitori nel 1961 e tuttora residente a Treviso, le confidai la mia tristezza e preoccupazione. Lei mi parlò e mi diede un'immagine di Suor Serafina Gregoris, Francescana di Cristo Re dicendomi di pregarla poiché le era riconosciuto il dono di favorire e proteggere le gravidanze.
Anche le consorelle che oggi vivono presso la casa natale di Fiume Veneto PN mi assicurarono le loro preghiere.
Oggi sono a testimoniare la nascita del mio nipotino TOMAS avvenuta il 13 gennaio 2017 dopo una gravidanza serena e regolare. Ringrazio riconoscente
Liliana A. M.

Mi chiamo Paola sono nata e cresciuta all'Isola d'Elba. Dall'inizio di questa tremenda pandemia sono caduta in un'infinità tristezza e un'angoscia paralizzante, paura e tanto dolore. In questo clima fatto di angoscia la fede è un dono immenso e ci soccorre, nonostante ciò mi sono sentita persa e priva di reazione. Una mattina, appena sveglia, ricordo di aver fatto un sogno molto bello.

 «Mi trovavo presumibilmente in un istituto religioso e osservavo attraverso una porta una suora che stava lavorando con dei cotoni: un incanto vedere con quanta solerzia portasse avanti il suo lavoro! Improvvisamente comincia a cantare con una voce celestiale, il suo volto rivolto verso l'alto era illuminato da un luce meravigliosa. Estasiata da questa visione comincio a piangere. Lei si volta e accorgendosi della mia presenza mi dice toccandosi i suoi stessi occhi: “Perché piangi? Non devi!” Ed il suo sorriso era meraviglioso».

Il sogno mi mette pace nel cuore e mi viene spontaneo prendere un vecchio libricino di preghiere di mia nonna dalle cui pagine cade a terra un santino e con stupore vedo immediatamente l'immagine della suora del sogno! Senza dubbio alcuno era lei! Venerabile Suor Serafina degli Angeli! Per me è stata una grazia infinita.

Da quel giorno tutti i pomeriggi recito con lei il rosario e la coroncina della Divina Misericordia, lei è la mia sorella del rosario, grazie a lei sono più serena e più forte anche nella fede.

Questa è la mia testimonianza spero possa essere utile per il suo cammino verso la santità, per me Suor Serafina degli Angeli è già Santa.

Grazie. Cordiali saluti. 

Le lettere di testimonianza per grazie ricevute vanno inviate a:
Istituto Suore Francescane di Cristo Re
Castello 2758 - 30122 Venezia
tel. 041-5238298 - 5226861