Grazie, suor Ernestina!

In punta di piedi” Sorella Morte” ha bussato alla nostra casa. Ha incontrato sr. Ernestina che stava pronta.

Già l’età avanzata, gli acciacchi, il Coronavirus…a poco a poco l’avevano preparata a questo incontro. Un grave infarto è stato l’allarme finale.

Ricoverata a Cumura, abbiamo subito sperimentato la solidarietà dei Frati Minori: è stata accolta, accompagnata ininterrottamente dall’equipe dei medici e infermieri/e. Ha suscitato, fin dal primo momento, simpatia con la sua semplicità. Non poteva ricevere visite, ma noi, i frati e alcune persone con noi la andavamo a trovare. Noi tutte ci siamo prestate per l’assistenza, la compagnia: non volevamo lasciarla sola.

A turno, giorno e notte, le siamo state accanto, anche le giovani postulanti. Una scuola di servizio, disponibilità e sacrificio. Il suo brio scherzoso, a volte, allentava la nostra preoccupazione. Avevamo la percezione che ci avrebbe lasciato.

Dopo 15 giorni, è stata dimessa e, con le dovute precauzioni, l’abbiamo portata a Brene…alcuni giorni però, e quando meno ce l’aspettavamo, ha avuto una ricaduta e da lì, a poco a poco cominciò a prepararsi per l’incontro con il Signore, avvenuto il 28 febbraio 2022 proprio a Cumura.
Aveva dedicato la sua vita totalmente a Lui servendo i fratelli in svariati modi. I piccoli erano i suoi prediletti.

Nel turnarci nell’assistenza, ognuna di noi condivideva poi ciò che viveva con lei; tutte: Bedanda, Brene e Brà le siamo state vicino, ognuna con il suo stile.

Di tanto in tanto pensava ai suoi fratelli e si preoccupava.

Il vescovo, Mons. José Lampra Cà, rientrando in Bissau da un impegno fuori Paese, saputo del suo ricovero è andato a trovarla. Ha parlato con lei e sr. Ernestina ha detto che era pronta e gli ha chiesto la benedizione. Lentamente disse: “Signor Bispo…per la diocesi di Bissau…per la Guiné Bissau…per le vocazioni…”.

È stato un momento semplice, profondo… Gli infermieri a rispettosa distanza osservavano, ammiravano, erano commossi.   Il nostro desiderio era di non lasciarla sola. Alla fine, non parlava, non riusciva a prendere niente…era cosciente perché quando le parlavi stringeva la mano.

Ci ha lasciato in punta di piedi: erano le 11,10 del 28 febbraio. L’abbiamo portata a casa e allestito la cappella per accoglierla.

La voce della sua morte si è sparsa velocemente. C’è stato un via vai silenzioso e commosso di missionari/e, parrocchiani, mamme con bambini che suor Ernestina accompagnava.

I “figli e figlie di Bedanda” si sono dati appuntamento…arrivavano da ogni angolo della città: sono cresciuti sotto i suoi occhi bambini, giovani a Bedanda, ora papà e mamme di famiglia che ancora cercavano il suo consiglio e lei non risparmiava né i rimproveri.

In casa c’è stato un via vai di persone per pregare. Anche i rappresentanti del quartiere sono venuti con fra Gabriel a rendere omaggio alla nostra sorella. Molti non sono cristiani ma in lei hanno sperimentato l’amore, il servizio, la dedizione di Gesù nei loro confronti: un servizio attento, silenzioso, costante e generoso.

C’è chi si è preoccupato a preparare il pranzo per noi per tre giorni, chi ci ha aiutato nell’accoglienza, chi ha offerto il noleggio del carro funebre.

Il funerale è stato un trionfo: giovani di Brà e Bedanda si sono prestati per gli spostamenti e per trasportare la cassa. Le suore di Cumura hanno seguito i lavori per la tomba perché non ci preoccupassimo; sr. Ines ASC, la signora Naia e la signora Luisa, durante il funerale sono rimaste in casa per accogliere le persone…Abbiamo sentito la solidarietà, la partecipazione della Chiesa.

Un altro momento forte è stata la celebrazione della messa per il settimo giorno. Moltissimi i partecipanti. I giovani francescani hanno animato la liturgia e dopo la messa, come è costume qui in Guinea, tutti invitati a casa.

Suore e postulanti avevano preparato qualcosa da offrire: dolci, biscotti, sumo naturale, acqua…È stato un momento molto forte; tutti avevano qualcosa da raccontare, da puntualizzare e, noi con loro, conversare, ascoltare e sostenere.

Il ritorno al Padre di suor Ernestina ha lasciato un grande vuoto; a noi ora l’impegno di continuare a manifestare l’amore al Signore con semplicità sull’esempio che ci ha lasciato.

Le sorelle della Guinea Bissau

Ricordo di Suor Ernestina Squizzato

Nel tempo che ho trascorso accanto a suor Ernestina nella Missione di Bedanda in Guinea Bissau più volte mi sono trovato a definirla “un motorino dal carburante inesauribile”. Ho usato con lei il diminutivo di motorino perché era di bassa statura, ma grande ed instancabile nel curare e assistere gli ammalati, come nel soccorrere i bisognosi.

Ernestina è stata la Madre Teresa dei poveri della Guinea Bissau. Per lei sembrava che non esistessero il giorno e la notte, la fatica e il riposo, il sonno e la veglia: bastava che una persona bisognosa bussasse alla porta della Missione e lei era lì ad accoglierla.

Ho sempre fatto molta fatica a capire come tanta resistenza e tenacia si potessero concentrare in un corpo così minuto; poi ho scoperto che la risposta alla mia domanda è sempre stata sotto i miei occhi. Nel vangelo di Luca Gesù in risposta ai suoi discepoli che gli chiedevano: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: «Sradicati e vai a piantarti nel mare», ed esso vi obbedirebbe”. Fede e amore per il prossimo questo è stato il carburante che ha alimentato la vita quotidiana di suor Ernestina, delle sue consorelle, e che non le ha fatto mai mancare il coraggio quando ha dovuto affrontare situazioni molto difficili, il suo pane quotidiano in una Missione lontana e disagiata come Bedanda in Guinea Bissau.

Papa Francesco, in una dei suoi incontri con i fedeli, ebbe a dire: “L’amore di cui parlano i Vangeli, non è l’amore delle telenovele “: non si tratta di un amore astratto, di un amore teorico e volubile, ma di un amore concreto. L’amore cristiano si distingue infatti per essere un amore concreto, un amore che interviene realmente nella vita delle persone, che le cambia e per mezzo della misericordia fa proprie le sofferenze dell’uomo e le trasforma”. Papa Francesco nella sua Esortazione Apostolica “Gaudete ed Exultate” parla dei “Santi della porta accanto” e si riferiva a quelle persone semplici, inapparenti, di cui nessuno parla, perché la loro azione è silenziosa, ma che percorrono un cammino spirituale semplicemente vivendo con amore gratuito e generoso la loro vita. Suor Ernestina ha titolo per essere considerata uno di questi Santi della porta accanto e ci piace pensare che, lasciata questa vita terrena, sia stata meritatamente accolta in Cielo con le stesse parole che Gesù pronuncia nel Vangelo secondo Matteo: “Vieni servo buono e fedele, entra nella gioia del tuo Signore”. A lei vada il ricordo affettuoso di tutti i volontari che negli anni hanno sostenuto le Missioni della Guinea Bissau. In particolare, i volontari del Gruppo Missionario Beato Fra Claudio, i volontari del Gruppo Anguriara, i volontari dell’associazione Alpini di Brognoligo.

Serafino Sordato e Parrocchia di Brognoligo 10 Marzo 2022